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per la pace

Storia (o meglio: Memorie)

del Gruppo Ticino

Di Esther Stella

 

C’era una volta...

Non è così l’inizio di una bella fiaba? Oggi mi sembra proprio che si trattava di una fiaba, o forse di un sogno.

Ma andiamo avanti:

Un giorno molto lontano un’amica di Losanna mi parlava di Femmes pour la paix, Frauen für den Frieden, suscitando la mia curiosità. Deve essere stato nei primi anni Ottanta. Dopo aver preso contatto con chi mi poteva illuminare sono stata invitata a partecipare a un paio di riunioni di gruppi regionali e mi sono recata a Berna. Ecco nata l’idea: perché non provare a riunire delle donne e impegnarsi per la pace anche in Ticino? Ne parlai con un’amica con esperienza politica a livello comunale e lei fu subito d’accordo. Cosa vogliamo fare? Andiamo a chiedere consiglio a Gerold, un uomo di pace, obiettore di coscienza in gioventù, in seguito boicottato come insegnante. Ha una casa a Brione sopra Minusio che mette a disposizione di persone interessate a svolgere diverse attività in campo artistico, sociale, culturale, e altro ancora. Dal nostro incontro con il buon Gerold, di parecchi anni più anziano di noi e quindi anche più esperto, più saggio, scaturisce l’idea di iniziare con una bella “Festa di fondazione” la creazione del Gruppo Ticino DONNE PER LA PACE. Ma la festa non basta, dobbiamo divulgare l’idea, offrire qualcosa di speciale, per esempio “una settimana per la pace”. La festa fu un successo, la successiva “settimana per la pace” un totale fiasco.

Fu il 21 marzo 1982, nella casa accogliente di Gerold Meyer che, per la sua storia, ci sembrò un luogo idoneo. Molte donne del Sopra- e Sottoceneri si unirono a Ruth Gallmann e me. Era venuta anche Aline Boccardo, la fondatrice in Svizzera delle Frauen für den Frieden. Qualche giorno più tardi Aline ci “costrinse” a manifestare in Piazza Riforma a Lugano durante la pausa del mezzogiorno, armate con i suoi ombrelli rossi con la P. Eravamo uno sparuto gruppo di donne alle “prime armi”. Mi ricordo molto bene come mi vergognavo di andare in giro con quell’ ombrello. Temevo di incontrare dei colleghi d’ufficio che avrebbero certo riso di me. Aline intonava “we shall overcome some day”, il canto di Joan Baez, timidamente seguita dalle altre. Questo fu l’inizio. E poi?

La prima importante azione fu lo “scambio di giocattoli”. Ossia: dare l’opportunità ai bambini di scambiare i loro giocattoli di guerra, cioè giocattoli offensivi, contro giocattoli di pace, non offensivi. Preparare questa azione è stato un lavoro impegnativo e istruttivo, e finalmente arrivò il giorno in cui ci piazzammo in piazzetta S. Carlo, davanti all’Epa, con i nostri cartoni pieni di palloni, libri, puzzle, bambole, lego, orsetti e altri animali di peluche e di legno, trenini, palloncini e tante altre cose ancora. Avevamo informato la stampa. Il primo ragazzino si presentò già alle 8 del mattino, quando non avevamo ancora finito di montare la nostra bancarella. Non voleva farsi scappare il pallone…. Fu un successone e la sera eravamo davvero molto stanche e felici.

Per non farla troppo lunga citerò alcuni momenti salienti degli anni seguenti. Abbiamo organizzato incontri con personalità, seminari interni, il silenzio in piazza una volta al mese, seguito tutte le serate informative sul servizio civile, sostenuto gli obiettori di coscienza in prigione.

Spesso eravamo ispirate da proposte venute d’Oltralpe. Partecipavamo al-le manifestazioni nazionali per la pace. Mi ricordo particolarmente la grande manifestazione di Berna, in anno? La catena umana lunga chilometri, ci tenevamo per mano ed eravamo sempre in movimento. Tutti i cantoni erano rappresentati, eravamo venute a migliaia da ogni parte del paese e sentivamo di appartenere ad un’unica famiglia.

Non mi ricordo più in che anno abbiamo sentito la necessità di creare un organo informativo per le nostre socie non attive. Fu chiamato il “Foglione”, perché stampato su formato A3. Dal primo numero in poi si è trasformato, per assumere, nel corso degli anni, la forma attuale. Usciva ad intervalli irregolari, ma da alcuni anni riusciamo a pubblicare 4 numeri all’anno, e ora siamo al 103.

Per noi donne del Ticino un momento importante fu la decisione di creare il segretariato svizzero che doveva concentrare nel suo ufficio le idee e proposte provenienti dai diversi gruppi e sviluppare una strategia comune. Era il momento della nascita delle Frauen für den Frieden Schweiz. Noi abbiamo fortemente sostenuto questo progetto, anche se qualche anno più tardi, in occasione della sua trasformazione, ce ne siamo distanziate.

È chiaro che nel corso di 23 anni le forze sono diminuite, per non dire quasi svanite. Un fenomeno che si constata in tutti i gruppi, dove alle persone (leggi: donne) i capelli diventano bianchi e nei loro visi radiosi s’installano rughe sempre più marcate. Mi sono chiesta diverse volte se vale la pena di continuare di dedicare tempo (sempre più prezioso) ed energia (in diminuzione) ad una causa che dovrebbe coinvolgere generazioni più giovani. È una domanda alla quale non sono ancora riuscita a dare una risposta definitiva, anche perché quella definitiva sarebbe un deciso NO. L’attività rimasta ancora in piedi è proprio la pubblicazione de “Il Foglione” (voce femminile di controinformazione), apprezzato da una cinquantina di socie, che rinnovando ogni anno l’abbonamento, ci sostengono. Per quanto tempo ancora? Restano i contatti con alcune amiche di lunga data, compagne di viaggio sul lungo cammino della pace, sentiero in salita che non conosce cieli sereni.

Un pensiero per Rosi Schriber-Bognuda

Vogliamo ricordare la nostra amica Rosi Schriber Bognuda, che ci ha lasciate negli scorsi giorni, con un pensiero che forse avrebbe condiviso.

Forse noi sognamo di vivere, semplicemente,
forse siamo figure di un sogno da altri sognato,
forse torneremo col giorno,
forse, quando Dio si sveglierà, ci sveglieremo,
forse dormiremo, diletti, senza sorridere più.

                                   Anna Maria Ortese

Il tuo sorriso, cara Rosi, resterà con noi. Esther, Franca, Regula.

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